Usare le parole per descrivere la magia è come usare un cacciavite per tagliare il roast-beef
Tom Robbins
Car* amic* spinos, oggi iniziamo con il contributo di una nostra lettrice al quale ci siamo ispirat per l’argomento di questo numero.
Buona lettura!
Cactus
– In copertina Paul Klee – La magia dei pesci, 1925 –
Sul pensiero magico…
Durante l’ultimo dei pellegrinaggi laici che ho avuto la fortuna di fare nella Svizzera abitata da Carl Gustav Jung, presso la torre di Bollingen sul lago di Zurigo, assieme agli appassionati di psicoanalisi con cui viaggiavo abbiamo potuto osservare la grande pietra a forma di cubo su cui Jung ha inciso simboli alchemici.
”Questo è un segno per te, in modo che tu possa ricordare di essere unità e che in te c’è il tutto di cui è formato questo mondo”.
Lo muoveva l’idea di sviluppare i seguenti elementi alchemici: l’intuizione (fuoco), il pensiero (aria), il sentimento (acqua) e la sensazione (terra).
Per scrivere di pensiero magico nell’uomo partirei da un libro affascinante, pubblicato nel 1944, dal titolo Psicologia e Alchimia* (Volume 12 dell’opera omnia): ovunque lo si apra compaiono figure alchemiche datate dal 1500 in poi. Non si può non considerare l’anno in cui è stato pubblicato: anno di grande crisi per il mondo, al termine della seconda guerra mondiale, e anche anno di crisi per l’autore nei confronti dell’intera umanità.
Come facevano Sigmund Freud, neurologo, e Carl G. Jung, psichiatra, ad andare d’accordo* se quest’ultimo scriveva, nel libro citato: La magia è semplicemente un’altra parola per definire l’anima?
Jung cercò inoltre di studiare i rapporti tra psicologia, alchimia ed esoterismo, sostenendo che l’alchimia era anche una forma d’arte che, pur rimanendo una scienza, permetteva alla conoscenza di diventare più alta, più luminosa.
Il pensiero magico*, costantemente presente nell’età evolutiva, si protrae con rivoli aggrovigliati ma resistenti nell’età adulta: vedi tutte le simbologie ed i riti che fortemente manteniamo vivi durante tutta la nostra vita incarnata.
Il nuovo paradigma olistico di vita, fondato dal prof. Ervin Lazlo, è permeato del pensiero magico poiché è rivolto a tutti e si riferisce alla ricerca in cui tutti gli elementi dell’universo concorrono al progresso del tutto.
Sono piccole considerazioni derivate dalla costante frequentazione di due personaggi, Sigmund e Carl, vette dell’umanità che divengono uomini tra gli uomini considerati nelle loro grandezze e nei loro limiti, con i quali dialogo seppur disincarnati. Ops… ancora il pensiero magico!
Grazie per la stimolante rivista CACTUS…da una “quasi perfetta”!
Piccola bibliografia:
C.G.Jung, Psicologia e Alchimia, Ed Bollati Boringhieri, 1992
Silvia Montefoschi, C.G.Jung: un pensiero in divenire, Ed. Garzanti, 1985
E.Lazlo, Olos. Il nuovo mondo della scienza, Ed Riza, 2002
*Glossario semiserio:
Alchimia: è una scienza esoterica che nasce nell’Egitto del I sec. d.C. e arriva fino a Harry Potter. Si fonda su dottrine filosofiche, pratiche magiche e osservazioni sulla natura che hanno come obiettivo la ricerca della pietra filosofale: simbolo del prolungamento della vita.
Andare d’accordo: Freud vs Jung.
F:“Il motore dell’uomo è nella sessualità”
J:“Se vabbè, riparliamone”
F:“La capoccia è fatta così: inconscio preconscio conscio”
J:“No Frò, ddo’ lo lasci l’inconscio collettivo?”
F:“E’ inutile che dici il presente, l’oggi, tanto è tutta colpa de tu madre.”
J:“Ma…veramente…io… Che poi mo’ che ci penso l’archetipo de mi madre è lo stesso della tua! Che vuoi?!”
F:“Comunque il sesso c’entra sempre”
J:“Si ma si chiama slancio vitale, non devi sempre pensà male!”
F:“Io penserò pure male ma almeno penso razionale! Tu che c’hai da dì su tutte quelle storie di spiritualità, magia, chi sei Mago Merlino?”
J:“…”
F:“Il setting in terapia è importante. Il lettino è fondamentale”
J:“Si, vabbè, così quello parla e tu dormi.”
F:“Beh, almeno non gli sbadiglio in faccia come dicono di te!”
F:“E poi i tempi: le sedute devono essere almeno 6 a settimana!”
J:“A me ne basta una! Tsk!”
F:“E comunque: sesso”
J:“Eh, ma allora sei fissato!”.
Pensiero magico: in psicologia viene considerata la modalità di pensiero del bambino fino ai 7 anni e funziona più o meno così:
– quello che è nella mia testa è nella testa di tutti – Ho fame, adesso sicuramente qualcuno mi dà da mangiare. Ora.
– anche le cose hanno sentimenti e volontà umane – Sono inciampato nella macchinina, poverina si sarà fatta male!
– non esistono vincoli spazio-temporali – (Cucùùù) Oddio è scomparso! (Setteteeee) Ah meno male, è tornato!
– gli eventi possono essere spiegati con la magia – Adesso è notte, qualcuno deve aver spento il sole!
Le funzioni sono due: conoscere lo sconosciuto e far avverare i propri desideri.
Quando il pensiero logico non basta, anche gli adulti utilizzano alcuni aspetti del pensiero magico:
– rituali: Sono uno dei giocatori più forti della storia del tennis, ho vinto 20 grandi slam, ma senza queste attenzioni forse non avrei vinto niente!
– darsi spiegazionni fantasiose: Insieme siamo perfetti, perché la nostra storia è iniziata in un giorno di pioggia, con la luna crescente e di martedì.
Q e Becca
“Che cos’è per te una cosa magica?”
Le risposte dei bambini.
Che domani con la molletta, quella che era blu, ha fatto la magia nonna e diventava una spugna!
Ah, e con che cosa l’ha fatta la magia?
Con l’acqua!
Per me la magia è una bambina che come per magia sparisce e se ne va via.
Sicura?
Sì, sono sicurissima!
Per me magico è giocare a calcio con i miei amici, i miei compagni, stare con la mia famiglia, fare tante esperienze con loro e renderle orgogliose e felici di me.
Una cosa magica è un oggetto, una bacchetta magica!
Una bacchetta! Un bacchettone!
Faccio scomparire i numeri perchè sono magico.
Boh, una cosa magica è boh…
La bacchetta è una cosa magica…e forse le lucciole…
Polvere di fata e i poteri di ghiaccio e i superpoteri. Tutte queste cose sono magia!
La luce.
Amichetti non lo sapete che le cose magiche sono i superpoteri e anche le bacchette che ci hanno la magia?!
…anche trasformare qualcuno in un coniglio!
Psicomagia è il titolo di un libro del 1995 di Alejandro Jodorowsky – artista, autore, regista e studioso di tarocchi. Affascinato dall’incontro con una guaritrice messicana, all’inizio degli anni ’60 comincia a sperimentare una nuova tecnica di cura del trauma attraverso l’azione.
Gli atti psicomagici proposti da Jodorowsky sono atti rituali di estremo valore simbolico e pertanto – secondo l’autore cileno – in grado di parlare direttamente al nostro inconscio e scuoterlo, innescando un cambiamento.
Da 50 anni di esperienza di cura, nasce il documentario Psicomagia – l’arte che cura, uscito nelle sale lo scorso anno.
“Uccidere il padre è quanto fa Jodorowsky con Freud in questo film con l’aiuto, non troppo dichiarato, di Jung. “Freud analizza con la parola, io curo con l’azione”, sostiene nel breve confronto, introduttivo al film, tra psicoanalisi e psicomagia. La prima insegue il trauma nel profondo per afferrarlo e portarlo alla superficie della coscienza. La seconda, invece, parla all’inconscio usando la sua stessa lingua, simbolica e “performativa”, fatta di azioni fondate su schemi archetipici: sono atti rituali, come quelli di rinascita e di liberazione, che mettono in scena finti parti o finte sepolture. Mentre la ragione sa riconoscere la finzione e neutralizzarla, l’inconscio la subisce come farebbe un bambino e resta avvinto dall’inganno artistico. Compiendo le azioni prescritte da Jodorowsky i pazienti riparano il trauma. Sembra magia, soprattutto se paragonata alla lunga, estenuante e meticolosa ricerca indicata da Freud, che impone ad analisti e pazienti anni di studi e di sedute.“
Un approfondimento di Nicola Davide Angerame su Artibune.
Eastita
C’è stata una volta in cui ho visto una mamma far conoscere la vita a sua figlia attraverso la magia.
C’erano fate e folletti dietro tutti i fenomeni e lei stessa era una creatura magica, con poteri speciali. Mi pongo nella prospettiva di leggere queste righe che ho appena scritto senza sapere tutta la storia dietro e mi rendo conto che subentrano il giudizio, la valutazione, la parte razionale che si impone e mette in dubbio la bontà di questa modalità di trasmettere i valori e le conoscenze.
Probabilmente è un rischio inevitabile: magia è parola che evoca tante diverse suggestioni e non ha definizioni univoche, riflettendo la sua stessa natura di contrapposizione al certo, scientifico, provato e dimostrato.
Vedere “applicata” la magia da parte di quella mamma ha fatto rientrare quel concetto nella mia vita e non credo sia possibile raccontarne fino in fondo tutte le sue sfumature e cos’ha significato per me.
E’ stato allora che mi è venuta in mente una puntata della serie Midnight Gospel che ha avuto per me un’importanza paragonabile – se non per intensità anche solo per concetto – nel ridefinire e far rientrare nel mio lessico e nelle mie riflessioni la parola magia.
È la terza puntata della prima stagione e… spero che vi piacciano i podcast e l’animazione, perché è probabile che la adorerete come me.
Larsen
Potete trovare Midnight Gospel sul catalogo di Netflix Italia