Madre (ant. matre) s. f. [lat. mater –tris]. – 1.a. Donna che ha concepito e partorito; genitrice (…) 3. In usi fig., per mettere in rilievo un rapporto affettivo (…) a. Donna che adempie alle funzioni di madre senza essere tale (…) 4. Come sinon. di matrice, o con sign. affini: a. Nell’uso pop., ant., utero (…). b. Oggetto che ne contiene un altro, o strumento che serve a dare forma particolare a un pezzo o a una serie di pezzi uguali (…)
Dizionario Treccani
Nella mente di professionisti e non il connubio madre – psicologia provoca qualcosa che assomiglia molto a questo:
La pagina Freud ignorante è un gruppo satirico che scherza molto sull’idea che per il caro vecchio Freud molti problemi psicologici derivino dal rapporto con la propria madre, tuttavia la storia è più complessa di quanto sembra!
“Dove sono i pulcini, è l’occhio della chioccia”
Agli inizi del Novecento la visione dell’infanzia di Freud – ma anche di altre autrici come Klein – descrive la madre come un oggetto che deve soddisfare i bisogni della figlia o del figlio, per esempio il bisogno di essere nutritə o pulitə. In questa visione la relazione che si sviluppa tra madre e figliə è secondaria ed è legata a ciò che questa fa per lə bambinə; infatti secondo la teoria di Klein, lə bambinə stabilisce un rapporto con la madre che può essere positivo se lei avrà risposto a tutti i suoi bisogni o negativo se lə figliə percepirà eccessive frustrazioni. Questa idea rimanda l’immagine di una madre che deve essere impeccabile e sempre pronta.
Verso la metà del Novecento alcunз autorз rendono piano piano la figura della madre più umana e fallibile. Lo psicoanalista inglese Donald Winnicott descrive la madre come uno specchio che permette allə bambinə di riflettersi nei suoi occhi e così di riuscire a interpretare e capire sia se stesso che il mondo circostante. La figura materna funziona da filtro, permette allə figliə di adattarsi al mondo in maniera graduale; inizialmente soddisfa tutti i suoi bisogni – ancor prima che questə se ne renda conto – poi piano piano si reimpossessa della propria vita creando delle piccole frustrazioni nellə figliə che lə permetteranno di capire che il mondo è costituito da diverse individualità e che ciò che si vuole va contrattato con il mondo esterno.
La madre per Winnicott deve essere sufficientemente buona ovvero deve essere in grado di prendersi cura del bambino senza necessariamente essere perfetta.
Questa relazione primaria è quella che Bowlby chiama relazione di attaccamento che avviene tra lə neonatə e unə caregiver ovvero qualcunə che si occupa di lui, e che solitamente è la madre.
Per motivi biologici è la madre che partorisce il figlio, come descrive la Treccani, ed è lei che si trova a essere maggiormente presente nella vita dellə neonatə nei primi giorni e nei primi mesi, per cui tale relazione primaria coinvolge la madre anche per una questione di prossimità.
Per questo va differenziata la figura della madre dal concetto di ruolo materno.
“Di mamma ce n’è una sola” (?)
In alcuni esperimenti sugli animali questo proverbio viene smentito – o quasi – perché forse è vero che di mamma ce n’è una sola ma non è detto che sia la mamma che ci ha dati alla luce.
Lorenz, zoologo ed etologo austriaco, nel 1935 osserva il fenomeno dell’imprinting cioè scopre che i pulcini da cuccioli sono portati a mantenere un contatto visivo e uditivo con il primo oggetto che percepiscono appena usciti dall’uovo. È chiaro anche qui che, per questioni di prossimità, solitamente questo oggetto è la madre biologica, tuttavia i pulcini sono programmati per seguire qualunque cosa si prenda cura di loro al di là di chi o cosa sia questo essere!
Allo stesso modo, uno studio di Harlow ha dimostrato che dei cuccioli di scimmia Rehsus, se si trovano a scegliere tra una finta mamma metallica che fornisce loro cibo e una finta mamma morbida e calda che non fornisce cibo, i piccoli scelgono la seconda; preferendo quindi la sensazione di essere accuditi alla necessità di essere alimentati.
Ciò è una dimostrazione di come il ruolo materno sia ben più ampio della figura della madre vista come colei che mette al mondo unə figliə e soddisfa i suoi bisogni primari di nutrimento e pulizia e anche che tale ruolo può essere rappresentato dalla madre biologica o anche da altrз.
Il materno lo ritroviamo nella capacità di qualcunə o qualcosa di creare un ambiente che sia adatto allo sviluppo di un piccolo essere (umano e non).
Ciò, sosteneva Winnicott, avviene attraverso alcune capacità della figura materna come quella di contenimento, che passa dalla creazione di un ambiente fisico e psichico che faccia sentire protetto il bambinə senza che lui se ne accorga, e quella di manipolazione che consiste nel toccare e stimolare il bambino a livello fisico per favorire la creazione nella sua mente di un’immagine corporea integrata e complessa.
In questo mese in cui si festeggiano le mamme vogliamo ampliare gli auguri a tutte quelle persone che hanno ricoperto nella vita di qualcunə questo ruolo materno!