#13 Conoscersi in una situazione di difficoltà

Amo è la parola più pericolosa per il pesce e per l’uomo!
Groucho Marx 

Giovanni Truppi – Conoscersi in una situazione di difficoltà

– In copertina un disegno di Chiara Rapaccini – Amori Sfigati

Esterno soleggiato, ventoso. Il silenzio della via è inframezzato dal passaggio di qualche rara automobile e dal fruscio delle fronde degli alti e verdissimi alberi.
T e A sono in fila al supermercato; non si conoscono; davanti a loro decine di persone in attesa. Tutti, compresi A e T, sfoggiano mascherina e sguardo perso nel vuoto o nel cellulare.
All’improvviso, come se avesse capito qualcosa, T si rivolge ad A.


T: Oggi c’è un clima perfetto per ricominciare ad amare.

A: Lei non sa di cosa parla. Irresponsabile. Non capisce gli effetti devastanti che possono scaturire da questa sua incapacità di tenere per sé queste… robe che, glielo dico francamente, son sue e solo sue. Non coinvolga gli altri nelle sue egoistiche esigenze. Lei ha l’aria di uno che non sa a che punto siamo con la curva dei contagi, sbaglio?

T: Forse lei fatica a veder coincidere amore e responsabilità, ma le chiedo di fare insieme uno sforzo di immaginazione. L’amore ha molte forme e la maggior parte di esse non è ristretta da alcuna ordinanza.

A: Un altro di quegli sciocchi che cita l’amore a sproposito! Ha familiarità con i concetti – che ne so – di affetto, stima, rispetto, solidarietà? O li riunisce in una altisonante accozzaglia, sbrodolandosi nella blaterazione di una parola inflazionata? L’amore è quello unico, assoluto, puro e senza macchia e non ha spazio in questi tempi bui.

T: Amore e giudizio sono rette parallele, che se si incontrano si annullano a vicenda. Nel farne graduatorie, paragoni e quote di sbarramento, seppellisce l’amore con il terriccio dei canoni di ciò che è corretto o sbagliato. Dal canto mio, guardo solo una cosa: che non valichi i confini dell’altro, sempre che l’altro non sia d’accordo. Allora non è amore ma egoismo o violenza. Ma piccolo o grande che sia, l’amore è qualcosa che sta negli occhi di chi lo prova o lo guarda. A seconda della prospettiva, l’infinitamente grande e quello piccolo sono interscambiabili o indistinguibili: questo in natura è la norma.

A: A forza di amare così tanto, non ne avrà più di scorta quando le servirà davvero!

T: “L’amore si moltiplica, non si divide”.

A: La prego di aver maggiore pudore. Il suo amore sarà eccezionale ai suoi occhi, del resto ogni figlio pare bello a mamma sua, ma ci risparmi il disgustoso spettacolo.

T: Pure ammettiamo che il mio amore possa esser destabilizzante, divisivo, radicale. Se lo fosse, non farebbe che solo un pezzo del suo dovere. Ogni atto creativo inizia con la distruzione e la trasformazione della materia prima. Lo scompiglio passerà, e se anche disgraziatamente la persona che ama non sarà più al suo fianco, vedrà che la prossima volta sarà più bello ancora, che avrà imparato a trattenere meno l’amore.

Visibilmente imbarazzato A: Arrivederci!

T: Arrivederci!

Larsen

Gino De Dominicis – Senza titolo, 1985

Questa settimana l’oroscopo dei Pesci di Rob Brezsny partiva da una citazione di Dostoevskij che recita: L’umanità è un mistero. Il mistero va chiarito, e se passi la vita a cercare di farlo non avrai sprecato il tuo tempo. Sto studiando quel mistero perchè voglio essere un essere umano completo.
Non sono dei Pesci, ma la cosa mi ha fatto ridere perchè non ho un buon rapporto con Dostoevskij.
In questa quarantena ho deciso di cominciare a leggere l’Idiota e non ho superato pagina dodici. L’ho trovato pretenzioso, obsoleto e di oltre seicento pagine.

Non sono un’esperta di relazioni di coppia, né come professionista né come individuo.
Le relazioni intime mi mettono da sempre di fronte a tutti i miei demoni. E – per quanto io stia imparando a conoscerli e a prendere il tè con loro – in queste circostanze facciamo sempre dei gran match di boxe.

E devo dire che mi battono alla grande.

L’intimità è un rischio.
Ci si incontra con gli occhi, con le mani, con le parole. Si gioca come bambini, con l’energia e l’ingenuità di chi incontra il nuovo. Perché l’altro è sempre nuovo. E la sua novità ci meraviglia, ci coinvolge, ci muove. Desideriamo, perché l’altro è energia, è dinamica, perché l’altro è sempre la speranza di un cambiamento. Ci avviciniamo, chiedendo il permesso o sbattendoci contro un muro, con timore o in balia dell’eccitazione. Ci spogliamo, dei vestiti, delle strutture, delle paure.
Ci mescoliamo, scompaginiamo le carte, mescoliamo i confini, confondiamo i corpi.

E siamo nudi. E la nudità è vulnerabile, ed è preziosa proprio in quanto tale. Scoprire il corpo, scoprire l’altro, scoprire sé stessi.
Permettersi piccole invasioni e poi ricordare che forma avevamo un minuto prima, che forse non è più la stessa.
E non siamo soli, che comunque non essere soli rimane l’esperienza più sostanziale dell’umanità.

Trilioni di pagine sono state scritte sulle relazioni, sull’andamento delle relazioni e sulla loro fine. Decidere di chiudere una relazione lascia sempre l’amaro in bocca, lascia tracce e a volte ferite. E come tutte le morti lascia un funerale da preparare a certe parti di sé.

Ma la cosa incredibile di questa esperienza – al di là del desiderio e della frustrazione, dell’odio e della tenerezza, della fatica e del contenimento, del corpo e dell’anima – è il suo essere gigante. Solo l’intimità è in grado di contenere in sé il germe della possibilità di avvicinarci un pò di più a quel mistero, all’incompiuto, a ciò che non sempre parla ma a volte urla.

Ed è sempre l’altro – la sua presenza e forse in modo più forte la sua assenza – a permettere questa occasione grandiosa.

Eastita

Sono ormai molti, moltissimi giorni che non vedo Gianluca.
Ogni giorno mi sveglio pensando che Conte finalmente mi dirà che potrò incontrarlo, che potrò abbracciarlo senza sentirmi una criminale e invece questo non accade.
Paolo mi vede triste, me lo ripete continuamente, mi dice che il mio sguardo è spento e che sembra che mi manchi un pezzo.
Non è che sembra, mi manca un pezzo. È così e basta.

Il problema di tutta questa faccenda è che noi non esistiamo, nessuno ci riconosce, siamo come dei fantasmi ovunque: la società non ci considera reali, la legge finge che non siamo poi così tanti da doverci prendere in considerazione, la chiesa… Ah, lasciamo perdere la chiesa.

Che poi, l’amore è amore, se amo una o due persone ed entrambe le persone lo sanno e gli sta bene così, non capisco quale sia il problema della società, della legge o della chiesa.

Penserete che io sia promiscua, che sia una “pervertita”, che non mi sappia accontentare di un solo uomo. Pensatela come volete, ma non vi sto parlando di sesso, vi sto parlando di sentimenti, di amore. E voi, forse, non siete in grado di amare più di un figlio, più di un amico, più di un parente?

Ma non voglio fare la polemica, non oggi. Oggi posso vedere il mio congiunto che non vive sotto il mio stesso tetto, posso vedere Gianluca.
Saltello per casa in pigiama e Paolo mi guarda ridendo, dice che sembro una bambina la mattina di Natale. In realtà anche lui non sta più nella pelle, anche a lui è mancato un pezzo per tanto, troppo tempo.

Corro in bagno, ho deciso di truccarmi e vestirmi per Gianluca e, nonostante siano due anni che conosco a memoria i suoi gusti, provo mille vestiti diversi chiedendo un parere a Paolo che a tratti sembra più emozionato di me.

Finalmente siamo in macchina, solo venti minuti e saremo insieme.
Da qui è tutto molto veloce, quasi stento a ricordare.
Siamo sulla Prenestina, ci siamo quasi: ho appena chiamato Gianluca e gli ho detto di scendere di casa per aprirci il cancello del cortile interno.

In lontananza vediamo una paletta della polizia, ci fermano, ci chiedono i documenti e come mai ci stiamo spostando…

… l’avevo dimenticato, noi non esistiamo. 

E questo, infatti, è solo un sogno.

R.

A proposito di Poliamore e Non-monogamie etiche, un link + un libro + un link sul libro:

  • poliamore.net
  • “La zoccola etica. Guida al poliamore, alle relazioni aperte e altre avventure” di Dossie Easton e Janet Hardy
  • abbattoimuri zoccola etica – poliamore vs cultura del possesso