Sono al 14° giorno del cammino di Santiago, che finirà nella magia del Mar Cantarbico a Muxia, non alla ricerca di Dio o di me stesso, ma perché una mattina mi son svegliato dicendo, si parte; e tutti i pellegrini incontrati mi han detto che quando è il momento di partire, lo senti, e nulla, nemmeno il covid può fermarti. E così è stato.
Durante il cammino, vivo in mezzo all’umanità più disparata, eppure sono fuori dal mondo, come ora che sto scrivendo nel cortile di un monastero di monache di clausura che ci ospitano, al vociare allegro delle rondini.
È un viaggio senza aspettative, fatto di totale e progressiva apertura, che sorprende ogni giorno con
emozioni intense, incontri che si esauriscono nell’arco di qualche ora, ed altri che si ripetono seguendo unameravigliosa non casualità, che qui regna sovrana.
Sembra che tutto si tenga in questi luoghi.
Posso camminare per chilometri ipnotizzato dal nulla e dalla natura, talvolta a braccia aperte e sguardo al cielo. Oppure può capitare che dietro una curva, dal nulla sbuchi il campanile che mi conduce nella conca di Horizzon, una promessa di frescura nel deserto di grano delle mesetas che mi accoglie al suono della campana e di una musica che mi porta istintivamente nella chiesa, dove trovo the e gallette per i pellegrini; non mi son seduto a pregare, semplicemente ho chiuso gli occhi e tutta la meraviglia ha iniziato a correre dentro fino a scoppiare in un pianto a singhiozzo che non so spiegare, ma quando mi sono alzato, in automatico, ho acceso una candela, per ringraziare la vita, e tutte le persone care.
E son ripartito leggero.
Ogni persona ha dentro qualcosa di buono e di speciale, ne sono sempre stato convinto, e capace di
scovarla, ma qui, ognuno tira fuori da sé quel suo pezzetto di umanità, e la dona a chi viaggia con lui.
È così che ho incontrato Roberto, un uomo con cui probabilmente a Torino non avrei speso più di 5 minuti, e litigando, mentre qui ci ho passato 15 giorni speciali.
È al suo quarto cammino, uno per ogni tumore avuto, anche quest’anno, e fa una fatica improba ad ogni passo; eppure va, come don Chisciotte, sconfitto dalla società, con un cuore immenso ama questo viaggio e come un visionario segue il suo sogno di incontrare ancora una volta la donna amata, a Santiago.
Cade, eppure ogni volta si rialza pronto ad aiutare chi ha bisogno. Ed anche aver incrociato questo eroe dei vinti, qui, è un altro non caso, che si tiene con la mia vita.
Come la possibilità finalmente di avanzare col mio tempo, io che ho sempre avuto la sensazione di esser fuori tempo, nel sedurre una donna come nel vivere una relazione, o nel cantare.
Qui, il tutto che si unisce al nulla e le curve che, come nella vita, possono riservare sorprese o perpetuare la via, sono il segno del cammino.
Questi è un viaggio di fatica, ma anche accoglienza ed infinita gratitudine, e buen camino è il più bel saluto ed allo stesso tempo augurio che si possa ricevere e fare.