ritiro s. m. [der. di ritirare]. – 1. L’azione e l’operazione di ritirare, il fatto di ritirarsi o di venire ritirato, sia nel sign. di richiamare, fare tornare indietro (…). 2.a. Il ritirarsi in un luogo appartato: un lungo r. in campagna ti farà bene (…) In partic., r. spirituale (o assol. ritiro), corso di esercizî spirituali svolto, come pratica religiosa, per un breve periodo di tempo lontano dall’ambiente e dagli impegni consueti (…) b. La condizione di chi vive ritirato: vivere in r., in assoluto r.; uscì dal suo consueto r. solo per recarsi una volta a Roma; preferì il r. del chiostro alle soddisfazioni della vita mondana. 3. Il ritirarsi da un’attività pubblica, da un impiego (…) 4. Rinuncia a prendere parte a una gara (…)
La scuola, il parco, la palestra, l’ufficio, tutti questi luoghi hanno permesso a ognunǝ di noi, a tutte le età, di conoscere se stessǝ, l’altrǝ e il mondo attraverso un’attività semplice e complessa allo stesso tempo: INCONTRARSI.
Nella storia della psicologia, fin dalla sua nascita, c’è statǝ qualcunǝ che ha proposto l’idea che L’ALTRǝ fosse un elemento fondamentale per lo sviluppo e la crescita di ogni individuǝ. Quest’idea si è insinuata piano piano e non è mai più stata abbandonata.
Andando indietro nel tempo, già nel IV secolo Aristotele scriveva:
“L’uomo è per natura un animale sociale”.
Il grande filosofo aveva ragione e anche le neuroscienze contemporanee sono dalla sua, infatti confermano che esiste una parte del nostro cervello, detto cervello sociale costituito da circuiti che vengono attivati per leggere e interpretare proprio le situazioni relazionali in cui ci troviamo coinvolti continuamente.
Però, caro Aristotele, parli facile tu…mica sei vissuto in tempo di Covid!
C’è una convivenza abbastanza difficile da spiegare nelle nostre vite, quella tra natura e cultura che non sempre vanno nella stessa direzione. Ad esempio, negli ultimi due anni, la cultura ci ha portato a limitare la nostra natura sociale e a passare maggior parte del nostro tempo in isolamento. L’allontanamento dallз altrз e dalle situazioni sociali è stato pensato e ci è stato proposto come comportamento necessario in un momento di emergenza. Una condotta imposta dall’esterno per preservare il nostro benessere.
E se l’imposizione arrivasse dall’interno?
Alcuni esseri umani, per motivi diversi, possono anche autoimporsi un allontanamento dalla società. E se questo sia un fatto di natura o cultura diventa ancora più complesso da capire.
Ad esempio, in moltissime religioni, viene praticato il ritiro spirituale: l’allontanamento dallз altrз e dalle cose terrene, l’isolamento e la concentrazione su di sé e sulla spiritualità sono utilizzati come momenti di depurazione, meditazione, riflessione e a volte avvicinamento a Dio o alla perfezione, alla purezza. Tale ritiro è volontario e porta con sé significati legati alla cultura di appartenenza ma anche a bisogni individuali.
Diverso ancora è il comportamento denominato ritiro sociale, che porta le persone a isolarsi dallз altrз e a ritirarsi dalle relazioni vivendo per la maggior parte del tempo da solз. Il concetto di ritiro sociale è molto complesso, può scaturire da situazioni diverse e, se diventa un impedimento per la quotidianità, può essere sintomo di diverse psicopatologie.
Tale comportamento può derivare da una forte ansia nei confronti dellз altrз, paura di essere giudicatз o di non essere consideratз all’altezza oppure può derivare da un profondo disinteresse verso le altre persone o ancora da una mancanza di piacere derivata dallo stare insieme.
Tuttavia, non sempre stare da soli equivale a sentirsi soli, diversi studi infatti hanno indagato la differenza tra ritiro sociale e solitudine ipotizzando che la seconda sia legata a un sentimento che non necessariamente corrisponde a una reale condizione di vita.
Ma a cosa servono gli altri?
Il ruolo dellз altrз nella nostra vita può avere funzioni diverse, ad esempio in tenera età l’essere umano utilizza i contatti sociali per esplorare se stessǝ e il mondo, per imparare e per sviluppare le proprie capacità; nell’adolescenza gli altrз diventano uno specchio, un modello, uno stimolo e un confronto; da anzianз, l’altrǝ è colui che ci sostiene e ci consente di sentirci parte di una comunità.
Negli ultimi anni si è parlato spesso, anche tra i non addetti ai lavori, di un fenomeno che riguarda principalmente gli adolescenti, quello degli hikikomori. Il termine è stato coniato dallo psichiatra giapponese Tamaki Saito nel 1998 per indicare queз giovani che lasciano la scuola e si ritirano a vivere nella propria casa o addirittura nella propria stanza, a volte trasferendo la propria vita sociale in spazi telematici come i social o i giochi online.
In Italia negli ultimi anni si stanno facendo diverse ricerche su questo tema che sembra essere anche molto legato – per tornare alla nostra bidimensionalità – alla cultura di appartenenza.
Quali conseguenze?
Il ritiro dalle relazioni può portare chi lo vive a perdere o non sviluppare sufficientemente le proprie competenze sociali rischiando che questo si rifletta anche in altre sfere della vita, come quella scolastica o lavorativa. Inoltre, l’isolamento rischia di creare in chi lo vive un’idea di pericolo o minaccia rispetto alle situazioni sociali, rendendo sempre più difficile il riavvicinamento allз altrз.
Ovviamente quelle che abbiamo accennato sopra sono situazioni molto diverse che hanno in comune l’allontanamento e il ritiro dallз altrз ma differiscono per cause, livello di problematicità e modalità di risoluzione.
Quello che, però, possiamo affermare è che l’esserci dovutз fermare e isolare ci ha dato tempo e modo di riflettere su quale sia il nostro rapporto con noi stessǝ, lз altrз e il mondo. Stare insieme a qualcunə – o semplicemente condividere uno stesso spazio – non è mai sembrata una cosa da molto, finché la natura, la scienza – e la vita in generale – ci hanno portato a rivalutare l’importanza e la ricchezza della compresenza.
Bibliografia:
Procacci A. & Semerari A. (a cura di) (2019). Ritiro sociale. Psicologia e clinica. Erickson.
Cheli S., Il ritiro sociale in un’ottica dimensionale, in “Quaderni di psicoterapia cognitiva”, Luglio 2021.
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