*Sogno

sógno s. m. [lat. sŏmnium, der. di somnus «sonno»]. – 1.a. In senso ampio, ogni attività mentale, anche frammentaria, che si svolge durante il sonno; in senso più ristretto, e più com., l’attività (che si verifica generalmente nelle fasi di sonno REM) più o meno nitida e dettagliata, con una struttura narrativa più o meno coerente, con sensazioni prevalentemente visive e con eventuale partecipazione emotiva da parte del dormiente. (…). b. Contenuto di un determinato sogno, serie di immagini che in quell’attività si avvicendano: fare un s.un bel s., (…) mettendolo in relazione con fatti della vita reale presente o passata, o considerandolo come un presagio di avvenimenti futuri (…) 2. fig. Immaginazione vana, fantastica, di cose irrealizzabili (…)

“Morire dormire; nulla più: e con un sonno dirsi che poniamo fine al dolore e alle infinite miserie, naturale retaggio della carne, è soluzione da desiderare ardentemente”

Sognare è un’attività che l’essere umano svolge inconsapevolmente dalla notte dei tempi (tanto che ne troviamo le prime tracce nei disegni presenti nelle grotte di Lascaux, in Francia, risalenti al Paleolitico ) nella maggior parte dei casi con una certa soddisfazione, per quanto Shakespeare (qui sopra parla attraverso le labbra del povero Amleto sofferente) la metta giù un po’ più drammatica (lui era fatto così) di quanto non dovrebbe essere.

I sogni sono un fenomeno cross-culturale e nelle diverse tradizioni hanno assunto di volta in volta la valenza di presagi o comunicazioni provenienti dall’al di là (tipo nell’Antico Testamento il sogno del faraone egiziano delle vacche magre e grasse che Giuseppe – psicoanalista ante litteram – aveva interpretato come profezia di Dio sugli anni di benessere e carestia che l’Egitto avrebbe vissuto) oppure di rivelazioni della Verità, come nell’Islam (basti pensare che Maometto riceve proprio in sogno un pezzo di broccato con su scritti i primi versi del Corano).

In virtù della loro natura bizzarra ed esotica, in rottura spesso con la logica e la razionalità, non potevano non catturare l’attenzione di colui che ha dato alla fantasia un ruolo principale nella vita (psichica) dell’uomo, il padre dell’inconscio: stiamo parlando di Wald Disn…ehm… Sigmund Freud ovviamente!

Il padre supremo della psicologia va in fissa con i sogni, affascinato dagli studi di Charcot sull’isteria e l’utilizzo dell’ipnosi come tecnica per curarla, e scrive nel 1899 l’Interpretazione dei sogni arrivando a definire il sogno come “la via regia che porta alla conoscenza dell’inconscio nella vita psichica”.

Un po’ di psicostoria

La teoria freudiana vede nel sogno due aspetti separati: il contenuto manifesto (cioè ciò che effettivamente il sognatore sta sognando, cioè i personaggi, la situazione) e il contenuto latente (cioè ciò che c’è dietro, quindi i desideri e i contenuti inconsci che animano la scena). L’obiettivo dello psicoanalista dunque, attraverso l’interpretazione dei sogni, sarebbe rivelare il contenuto latente – che si cela dietro al contenuto manifesto raccontato dal paziente – attraverso l’interpretazione dei sogni, che si serve delle libere associazioni del sognatore a partire dal racconto del sogno.

Secondo Freud il sogno aveva due funzioni: quella di espressione dei desideri inconsci del paziente che vengono rimossi perché́ possono mettere in discussione le convinzioni coscienti in termini di moralità e sentimenti che l’individuo esperisce nella veglia; quella di funzione protettiva per il sognatore, fungendo da guardiano del sonno (come lo apostrofa Freud), che consente di scaricare stati di eccitazione provenienti da stimoli interni (p.es., di tipo emotivo, come l’ansia) o da stimoli esterni (conflitti, difficoltà relative alla “vita reale”) senza disturbare il sonno dell’individuo.

L’Interpretazione dei sogni è stata un’opera di importanza fondamentale e ha offerto per la prima volta una prospettiva più “scientifica” al sogno; ciononostante, il progredire degli studi in ambito neurofisiologico ha consentito di ampliare le conoscenze sul funzionamento del cervello e di approfondire lo studio sui meccanismi che riguardano l’attività onirica.

Sonno REM ma non solo!

A metà del ‘900 viene infatti scoperta la fase REM (Rapid Eye Movement), si iniziano a definire le fasi del sonno e ci si inizia a interrogare sul senso di questo strano bisogno del nostro cervello.

Inizialmente i nuovi spiragli aperti dalla neurologia portano alla nascita di diversi modelli di funzionamento che postulano che i sogni siano un’attività automatica, derivante dalla semplice autoattivazione cerebrale durante il riposo (Hobson & McCarley, 1977): da qui ad esempio nasce il filone di ricerca che riguarda il nesso tra sonno e memoria.

Secondo molti autori, la funzione del sonno sarebbe quella di elaborare, codificare e trasferire i dati dalla memoria temporanea alla memoria a lungo termine ma non tutti sono d’accordo: ad esempio, Siegel (2001) su questa linea sostiene che se si trattasse solo di un rafforzamento della memoria, i sogni sarebbero riproduzioni fedeli degli eventi quotidiani… ma non è così, o almeno non sempre!

Insomma, quando sognate di volare o di avere i superpoteri… beh, mi dispiace deludervi ma è “solo” un sogno!

Quindi, I sogni son desideri?

Forse sì: 
Dati provenienti da studi recenti sembrerebbero restituire un’immagine del funzionamento cerebrale in linea con le ipotesi freudiane (immagini floride, intense emozioni, ricordi, assenza di sequenze ordinate e senso del tempo) di allentamento della coscienza a favore di contenuti inconsci e confermare l’esistenza di nessi tra le strutture cerebrali coinvolte nel sogno e quelle relative alle emozioni e alla motivazione che contribuirebbero quindi a sostenere l’idea freudiana del sogno come espressione di spinte pulsionali.

Affascinante, no?